Regia di Maureen Fazendeiro.

Gli anni e i ricordi divengono creta modellabile nei racconti di Sonja André: ciò che costruisce è un intricato sistema di acrobazie narrative all’interno delle sue memorie, che a noi appaiono come immagini in super8 girate tra gli anni ’60 e ’70. La sua voce fuori campo commenta tasselli di un domino immaginario che tocca l’Indocina, poi Parigi, Tahiti e ci immerge in un viaggio circolare in cui ciò che è stato è forse ciò che sarà o che non potrà mai essere.