Regia: Nanni Moretti. Montaggio: Clelio Benevento. Interpreti: Nanni Moretti.  Produzione: Sacher Film, Le Pacte, Rai Cinema, Storyboard Media. Origine: Italia 2018. Durata: 80′.

Santiago, Italia, il film diretto da Nanni Moretti, racconta, attraverso le parole dei protagonisti e i materiali dell’epoca, i mesi successivi al colpo di stato dell’11 settembre 1973 che pose fine al governo democratico di Salvador Allende in Cile. Il film si concentra, in particolare, sul ruolo svolto dall’ambasciata italiana a Santiago, che diede rifugio a centinaia di oppositori del regime del generale Pinochet, consentendo poi loro di raggiungere l’Italia

Due decenni dopo quelle tracce documentaristiche raccontate in Aprile ma mai esplorate davvero, il regista romano sembra finalmente aver raggiunto la sicurezza (o forse la necessità?) per raccontare le storie degli altri. Chiaramente il suo è un film sull’accoglienza, che soprattutto nell’ultima parte parla chiaramente all’Italia e all’Europa di oggi. Ma è anche un piccolo caro diario sull’ascolto, sul valore umano della ricezione. E in questo la semplicità formale del cinema morettiano diventa preziosa nel delineare eticamente il calore della condivisione. Ne viene fuori una polifonia di voci, caratteri e ricordi che ha il sapore delle confessioni sussurrate, degli echi e dei sentimenti che arrivano da lontano e resistono all’inesorabile incedere del tempo. Del resto Santiago, Italia è un’opera anche intrinsecamente nostalgica (è soprattutto qui che alcuni detrattori potrebbero affondare il colpo), che non solo guarda a un’epoca in cui il socialismo democratico era un’alternativa politica e culturale condivisa, ma sembra ripercorrere i tracciati generazionali di una giovinezza inesorabilmente trascorsa. In fin dei conti tutti in Santiago, Italia – dal regista agli intervistati – sembrano riappropriarsi, nel breve spazio di un’intervista o nella determinazione di una convinzione politica, della gioiosa ebbrezza e dell’incoscienza dei vent’anni. L’insolito freeze frame con cui Moretti chiude il film da questo punto di vista è tanto una sottolineatura ideologica accessoria, quanto, forse, il malinconico tentativo di fermare, in qualche modo, l’incedere della vita e del mondo.

(Sentieri Selvaggi)

Nanni Moretti (Brunico, Bolzano, 1953), considerato uno dei più importanti registi europei contemporanei, dopo i primi cortometraggi esordisce nel lungo con Io sono un autarchico (1976), film-caso che lo fa conoscere a critica e pubblico, così come il successivo Ecce bombo (1978). In seguito dirige Sogni d’oro (1981), premio speciale della giuria a Venezia, Bianca (1984), La messa è finita (1984), Orso d’argento e premio Cicae a Berlino, Palombella rossa (1989), premio Bastone bianco a Venezia, il documentario La cosa (1990), Caro diario (1993), premio alla regia a Cannes, Aprile (1998), La stanza del figlio (2001), Palma d’oro e premio Fipresci ancora a Cannes, Il caimano (2006), Habemus Papam (2011) e Mia madre (2015), insignito del premio della giuria ecumenica sempre a Cannes. Fondatore della casa di produzione Sacher Film, è stato direttore del Torino Film Festival nel biennio 2007-08.