Regia di Federico Fellini.
Interpreti: Bruno Zanin, Pupella Maggio, Armando Brancia, Giuseppe Ianigro, Gianfilippo Carcano.
La vicenda, ambientata dall’inizio della primavera del 1932 all’inizio della primavera del 1933 in una Rimini onirica ricostruita a Cinecittà, come la ricordava Fellini in sogno, narra la vita nell’antico borgo e dei suoi più o meno particolari abitanti. In questo ambiente onirico il giovane Titta (Bruno Zanin)naviga attraverso l’adolescenza verso l’età adulta.
«Al posto dell’attualità e della crudezza ancora naturalistica che erano dei Vitelloni, in Amarcord, sceneggiato con Tonino Guerra, c’è un dolceamaro naturalismo a tinte vagamente gogoliane o, meglio, da russi minori dell’Ottocento, che stempera le punte grottesche, visionarie e aggressive nel ventre di una nostalgia regressiva. Fellini è sempre difficile da ridurre entro gli schemi, sia esso moderno clown o umorista sentimentale. Popolate al proprio interno da intuizioni visionarie e figure deformi prima che deformate, da apparizioni junghiane, da lampi abissali, le sue variazioni sui propri temi e forse ricordi, assumono forse anche un senso ben decifrato da Deleuze: sposare anche la decadenza che sì che si ami solo in sogno e nel ricordo, essere complice della decadenza, affrettarla, per salvare qualcosa, per quanto è possibile»
(Gianni Volpi, I film da vedere a vent’anni)