Regia di Charles Chaplin.

Interpreti: Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman, Tiny Sandford, Allan Garcia.

Charlot lavora in una fabbrica i cui ritmi disumani lo conducono al ricovero in manicomio. Quando esce si trova coinvolto in una manifestazione sindacale e viene arrestato. Dopo aver sventato un’evasione ritorna in libertà e salva una ragazza di strada dall’arresto innamorandosi di lei. La loro vita non sarà facile ma la speranza in un futuro migliore non verrà a mancare.

«Tempi Moderni è una feroce satira della libera impresa e dei suoi miti tayloristi e fordisti. In fabbrica la sola voce che si sente è quella da altoparlante del padrone (“l’operaio è senza parola”, non può più rispondere al padrone ormai smaterializzato). Charlot è una vittima orwelliana, sottoposta a una “sorveglianza panottica”, è una cavia delle macchine di ogni tipo che lo torturano e letteralmente lo divorano. Tempi moderni è il grande romanjzo sociale dell’America della Crisi, dietro lo straccio rosso che Charlot raccoglie da terra si forma subito un corteo. Nel suo “anarchismo” il film sfiora forse il rifiuto dello stesso lavoro operaio. Come mondo kafkiano. Quello tra Chaplin e Kafka è un rapporto che ipotizzò da subito il grande filosofo dell’alienazione György Lukacs, salvo che in Chaplin paura e impotenza hanno più forti radici sociali che è l'”unità inscindibile di dentro e di fuori la matrice del suo umorismo universale”»

(Gianni Volpi, I film da vedere a vent’anni, 2014)