La voce degli artisti
Siate voi stessi, guardate profondamente dentro il vostro cuore, e create.
Berlinde De Bruyckere agli studenti, ottobre 2019
Se le mostre sono anche paesaggi sonori, uno dei suoni che le abitano sono le voci degli artisti. Le parole veloci, le pause, i silenzi, le risate, i sospiri, i flussi delle conversazioni, come una partitura in continua evoluzione. Le musiche evocate. I rumori dell’installazione in corso. Il ritmo del lavoro e del pensiero.
Dal 2015, sono centinaia gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Torino che hanno avuto l’opportunità di incontrare gli artisti che hanno presentato le loro mostre alla Fondazione Re Rebaudengo: Adrian Villar Rojas, Ed Atkins, Liam Gillick, Monster Chetwynd e Berlinde De Bruyckere. Lecture pubbliche dedicate alle classi di tante scuole (Liceo Classico Musicale Cavour, Istituto Albe Steiner, Liceo Scientifico Amaldi Sraffa, Istituto Europeo Altiero Spinelli… ) e una serie di video interviste curate dagli studenti del Liceo Artistico Cottini.
Che cos’ha di diverso l’intervista agli artisti fatta dagli studenti? Concede una maggiore prossimità e un respiro informale, in cui trovano posto domande e curiosità insolite. Cambia il modo di esprimersi, ma resta intatta la profondità del discorso.
La prima domanda è uguale per tutti: che cosa significa per te essere un artista? Per Liam Gillick significa confrontarsi con i propri limiti. Per Monster Chetwynd, vivere in uno stato di continua sperimentazione. Per Adrian Villar Rojas significa mettere in discussione la definizione stessa dei concetti di arte e artista. Per Berlinde De Bruyckere è un grande onore potersi esprimere attraverso l’arte, e che questa possa aiutare le persone a riflettere su temi importanti. Per Ed Atkins ha a che fare con il non specializzarsi e continuare a imparare lungo tutta la vita.
Ci sono poi numerosi altri altri aspetti che vengono affrontati, domande che hanno dato modo agli artisti di raccontarsi in modo diverso – svelando un piccolo segreto, ripensando alle parole che un tempo utilizzavano e oggi non utilizzano più, concedendosi un’esitazione, indugiando su un ricordo.
Avevo circa 23 anni, ero uno studente dell’Accademia di Belle Arti e utilizzavo il tavolo della cucina di mia madre come studio. Un giorno, dopo che lei mi aveva chiesto di spostare la mia roba perché dovevamo pranzare, io mi sono spazientito, così lei mi ha detto: “Adrian, non avrai mai i colori migliori per disegnare, la carta più bella e una luce perfetta che scende a illuminare il tuo lavoro. Le condizioni migliori non ci saranno mai, sei tu che devi crearle”. Quelle parole sono rimaste con me sempre. Per questo dico che mia madre è una delle mie influenze più grandi.
Adrian Villar Rojas agli studenti, ottobre 2015
Ancora: l’importanza della famiglia e delle origini. Il ruolo della musica e dei riferimenti culturali. Le esperienze che li hanno portati a diventare artisti. Il processo creativo dietro a ogni opera. Come vengono scelti i titoli. Se gli è mai successo di avere un blocco e come lo hanno superato. Se si riconoscono ancora nei loro primi lavori. Se hanno mai dei ripensamenti. Con quali altri artisti vorrebbero collaborare. Se c’è un legame tra arte e potere. Quali erano i loro sogni da bambini. E poi: riusciresti a immaginare la tua vita senza arte?
Se per qualche ragione non potessi fare l’artista, se in qualche modo mi venisse impedito, credo che troverei ugualmente il modo di essere creativa: nel modo di vestire, nel modo di parlare, nel modo di camminare. E se vivessi in una società repressiva e non avessi la possibilità di fare neanche questo, troverei ugualmente un modo segreto per esprimere la mia creatività. È una cosa fondamentale per tutti, credo.
Monster Chetwynd agli studenti, ottobre 2018
In queste interviste troviamo anche interessanti pensieri sul ruolo dell’artista (che “si concentra sugli aspetti della realtà più difficili da definire”), su come il tempo agisca diversamente sul corpus di opere create e sull’artista come persona, sui dubbi (“Non sono sicuro che l’arte sia positiva”), sulle implicazioni politiche di alcune scelte, sulla solitudine, sul restare fedeli a se stessi e sul concedersi tempo nei momenti di indecisione.
A volte è un percorso. A volte è non fare assolutamente nulla. A volte è aspettare. Essere completamente soli. È il vuoto. È quello che sta nel mezzo. È avere a che fare con il bastardo insoddisfatto che è dentro di noi e imparare a veicolarlo verso qualcosa. Non sono sicuro che tutto questo sia davvero un bene – l’arte, le mostre. Ma ci stiamo provando.
Liam Gillick agli studenti, novembre 2017
Le interviste sono disponibili alla pagina Vimeo della Fondazione.
Grazie agli artisti: Adrian Villar Rojas, Ed Atkins, Liam Gillick, Monster Chetwynd e Berlinde De Bruyckere, e a tutti gli studenti, gli insegnanti e i dirigenti scolastici che hanno partecipato, promosso e sostenuto questi incontri.
Le video interviste sono state realizzate dagli studenti del Liceo Artistico Renato Cottini, nell’ambito del progetto Easy Pieces.
Easy Pieces e gli incontri con gli artisti sono stati possibili grazie al contributo della Regione Piemonte.