a cura di Irene Calderoni

2 febbraio – 13 maggio 2012
Febbraio 2012. Ci troviamo in un’ampia sala della Fondazione, dove siamo accolti dalle prime pagine di 151 quotidiani da tutto il mondo, datati 12 settembre 2001. Le immagini dell’attacco alle Torri Gemelle di New York, presentate nell’installazione a parete 9/12 Frontpage (2001) di Hans-Peter Feldmann, documentano come i giornali di tutte le nazioni abbiano riportato la notizia all’indomani dell’attentato, enfatizzandone l’iconicità. L’opera ci forza a considerare la nostra relazione ambigua con queste immagini: consumatori di uno spettacolo violento e terrificante, non riusciamo a distogliere lo sguardo.

La mostra “Press Play. L’arte e i mezzi d’informazione” ha affrontato il tema del regime mediatico che caratterizza la nostra società, in cui la velocità della comunicazione, il flusso costante di informazione in diretta e la saturazione di immagini concorrono a plasmare la realtà: un orizzonte in cui anche la notizia diventa prodotto di consumo e la catastrofe garanzia di successo.

Il tema dell’informazione come unico rapporto che intratteniamo con la realtà esterna è oggi molto stringente, soprattutto se consideriamo quanto questa possa essere direzionata, resa parziale o univoca. Questo regime mediatico di “verità” comunica l’andamento dell’attuale emergenza sanitaria ricorrendo alla narrazione bellica e all’immagine del “nemico invisibile”, alternata alle statistiche elaborate sotto forma di centinaia di dati e grafici, prodotti dalle diverse politiche nazionali per restituire una quantificazione visibile, eppure inevitabilmente parziale, dell’epidemia in corso.

A partire dall’invito che Feldmann estende allo spettatore di rinegoziare il proprio ruolo passivo di voyeur del disastro spettacolarizzato, “Press Play” ha presentato le ricerche di altri 15 artisti, che adottano nel loro lavoro strategie proprie dei media per svelare, falsificare e risignificare le dinamiche di potere sottese al produzione di realtà.

Ingrowth (2009) di Thomas Hirschhorn è una vetrina che ospita manichini perturbanti, feriti e mutilati, insieme a fotografie di violenza e di corpi sfigurati scattate da fotoreporter di guerra. L’installazione include ciò che normalmente non viene pubblicato, perché ritenuto materiale inadatto al largo pubblico, interrogandoci su quella porzione di storia che non è registrata, per convenzionalità legate al pudore o per politica dell’immagine.

Il video Handsworth Songs (1986) di Black Audio Film Collective, con regia di John Akomfrah, si situa al confine tra reportage giornalistico e film sperimentale. Racconta gli esiti delle rivolte della comunità nera di Birmingham del 1985, utilizzando differenti fonti e temporalità non lineari. Attraverso la sovrapposizione di cronaca televisiva, materiali storici d’archivio e testimonianze dirette dei protagonisti dei disordini, Handsworth Songs decostruisce la rappresentazione univoca e stereotipata dei mezzi ufficiali, restituendo una ricostruzione contestuale e stratificata della complessità dei fatti.

Artiste/i: Bani Abidi, Black Audio Film Collective, Thomas Demand, Sebastian Diaz Morales, Hans-Peter Feldmann, Alessandro Gagliardo, Thomas Hirschhorn, Pierre Huyghe, Jon Kessler, Steve McQueen, Alessandro Quaranta, Katya Sander, Doron Solomons, Thomas Struth, Fiona Tan, Artur Zmjiewski.

Time Capsule

Una rilettura delle mostre di Fondazione

Time Capsule è un percorso nella storia espositiva della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che, attraverso la rilettura di una selezione di mostre, si propone di approfondire tematiche, prospettive e questioni che gli artisti hanno affrontato nel passato recente, mettendo in luce la loro rilevanza in relazione agli effetti dell’odierna condizione di isolamento e distanziamento sociale. Ogni lunedì, con la newsletter e sui canali social, verrà raccontata una mostra, dischiusa come una capsula del tempo per permetterci di interpretare le sue narrazioni con la consapevolezza di oggi. L’intento non è quello di soffermarci sulla capacità degli artisti di predire eventi futuri, quanto di riflettere sull’attualità di ricerche e pratiche artistiche nel presentare strumenti critici utili alla comprensione del complesso scenario che stiamo vivendo.

Didascalia:
Veduta della mostra “Press Play. L’arte e i mezzi d’informazione”, 2012. A. Zmijewski, Democracies, 2009; K. Sander, Televised I: the Anchor, the I, and the Studio, 2006.
Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo