Regia di Akira Kurosawa.

Interpreti: Toshirô Mifune, Takashi Shimura, Yoshio Inaba, Seiji Miyaguchi, Minoru Chiaki.

Da sempre e per sempre un punto di riferimento, oltre che uno dei rari casi in cui l’enfasi, più che consentita, è benvenuta, I sette samurai di Kurosawa Akira vanta tante imitazioni quanti sono i plausi ricevuti negli anni. Per trent’anni ne è circolata una versione ridotta, insignita del Leone d’Oro, prima di una nuova epifania di durata superiore alle tre ore. Che è giusto quanto basta per poter affrontare tematiche che abbracciano il mondo dei samurai, dei contadini e dei briganti ma nel farlo abbracciano l’umanità intera, quella folla di minuscoli esseri che abitano, ma spesso infestano, il pianeta Terra. Come per Boccaccio l’evento della peste permetteva di scavare negli anfratti dell’animo umano, così per Kurosawa è il medioevo dei predoni – quello di Rashômon, per intenderci, anche se ambientato nel periodo Heian – a fornire il terreno ideale per mettere in scena le più diverse sfaccettature dell’uomo. Sette samurai per sette modi di essere e di difendere il senso dell’onore a dispetto degli interessi e del buon senso; tanto da aiutare i bisognosi quasi a prescindere dalla effettiva volontà di questi ultimi (sia l’accoglienza dei contadini che il ringraziamento nei confronti dei samurai sono disarmanti per ingratitudine).