Time Capsule è un percorso nella storia espositiva della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che, attraverso la rilettura di una selezione di mostre, si propone di approfondire tematiche, prospettive e questioni che gli artisti hanno affrontato nel passato recente, mettendo in luce la loro rilevanza in relazione agli effetti dell’odierna condizione di isolamento e distanziamento sociale. Ogni lunedì, con la newsletter e sui canali social, verrà raccontata una mostra, dischiusa come una capsula del tempo per permetterci di interpretare le sue narrazioni con la consapevolezza di oggi. L’intento non è quello di soffermarci sulla capacità degli artisti di predire eventi futuri, quanto di riflettere sull’attualità di ricerche e pratiche artistiche nel presentare strumenti critici utili alla comprensione del complesso scenario che stiamo vivendo.
Time Capsule #1
YouPrison
Riflessioni sulla limitazione di spazio e libertà
a cura di Francesco Bonami
12 giugno – 12 ottobre 2008
Giugno 2008. Nell’anno in cui Torino ospita il Congresso Mondiale degli Architetti e in occasione di Torino 2008 – World Capital Design, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo propone una mostra attorno a un tema architettonico spesso rimosso sia dalla società civile che dalle scuole di architettura: l’unità abitativa del detenuto in carcere. Undici studi di architettura internazionali sono invitati a progettare e realizzare una cella carceraria di dimensioni standard (3x4m). “YouPrison” propone di spostare l’attenzione dall’architettura intesa come mezzo al servizio del cittadino a un ambito di ragionamento in cui l’architettura rappresenta, al contrario, uno strumento di controllo e punizione. I progetti presentati in mostra costituiscono una mappatura di ipotesi, concepite per discutere e, in alcuni casi, decostruire le strutture di limitazione della libertà personale, inserendosi in una riflessione filosofica e politica che prende in esame i concetti di crimine e castigo, di colpa e correzione, di sicurezza e controllo tipici degli stati contemporanei.
Nel guardare oggi le immagini di “YouPrison”, risuonano le nostre quotidiane riflessioni sull’isolamento forzato e sull’esperienza di uno stato di eccezione che non riconosce più le regole consuete. Uno stato di solitudine, debolezza e precarietà. Al tempo stesso emerge con forza l’urgenza di prestare maggior considerazione a contesti che nella nostra società sono posti ai margini e spesso resi invisibili, come le carceri. Proprio in queste settimane i detenuti hanno richiamato l’attenzione per la loro richiesta di nuove misure di tutela sanitaria in relazione alla pandemia di Covid-19, evidenziando la loro condizione, considerata dai più secondaria. L’installazione presentata in mostra da NOWA (Marco Navarra) in collaborazione con i detenuti del carcere di Caltagirone nasceva proprio da un ragionamento sul carcere quale spazio di invisibilità, e sul campo di prigionia di Guantanamo come sua estremizzazione: luogo di sospensione dei diritti di cittadinanza in cui si era consumata la “celebrazione mediatica dell’annullamento dei diritti dell’uomo”.
In “YouPrison” gli architetti invitati hanno esplorato le possibili declinazioni fisiche di una cella, facendo emergere le indissolubili implicazioni etiche, politiche e sociali del regime carcerario e i sui processi di invisibilizzazione e infantilizzazione del detenuto. Un progetto che in particolare evoca connessioni e suggerisce metodologie rispetto al nostro presente è Cell_texts di Ines & Eyal Weizman. L’installazione è composta da una biblioteca di libri scritti da autori incarcerati per il contenuto delle loro idee e per azioni politiche, o condannati per altri reati, ma che durante la reclusione si sono dedicati alla produzione scritta. Angela Davis, Jean Genet, Mahatma Gandhi, Antonio Gramsci, Rosa Luxemburg. Il progetto ha raccolto e messo a disposizione dei visitatori libri di autori che si sono riappropriati dello spazio e del tempo in cui erano costretti, ripensando l’isolamento come una “seconda università del dissidente”, secondo le parole di Régis Debray. Lo spazio dove sono nate opere che hanno modificato il concetto stesso di carcere nel nostro immaginario collettivo.
Didascalia
Veduta della mostra “YouPrison. Riflessioni sulla limitazione di spazio e libertà”, 2008, courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo