Regia di Ruben Östlund.

Interpreti: Anas Abdiraham, Sebastian Blyckert, Yannick Diakité, Sebastian Hegmar, Abdiaziz Hilowle.

In un centro commerciale di Gothenburg, cinque ragazzini di colore approcciano tre coetanei bianchi con la scusa di voler sapere l’ora ma con l’intento di rubare loro il cellulare. Senza violenza, ricorrendo alla minaccia che la loro semplice apparenza è in grado di suscitare per ragioni di diffuso pregiudizio, i cinque imbarcano gli altri tre in un viaggio lungo un giorno fino ai margini della città, sfruttando l’incredibile incapacità degli adulti di comprenderli e di essere d’aiuto.
Lo svedese Ruben Östlund, già autore di Involuntary (2008) e di alcuni documentari, ha trovato l’ispirazione per questo film in un articolo di cronaca che riportava la vicenda di una baby-gang che portò a compimento una quarantina di furti con il cosiddetto “numero del fratellino”, ovvero incolpando le vittime designate di possedere un telefono cellulare di proprietà del fratello di uno di loro. Appare immediatamente evidente -e si risolve in un film potentemente intrigante- il ricorso, da parte di questi giovanissimi ad una retorica sofisticata, per cui il ladro accusa implicitamente l’innocente di furto e sfrutta la sua naturale rivendicazione di innocenza per intrappolarlo definitivamente, alla ricerca della “verità”.