Regia di Daniele Costantini.

Un film con Fausto Paravidino, Filippo Nigro, Massimo Popolizio, Donatella Finocchiaro, Tosca D’Aquino.

A Genova nel 1963, in un contesto ricostruito con poca cura del particolare e molta approssimazione (si vedono motorini moderni, bandiere della pace e addirittura vestiti sotto le coperte nelle scene di sesso) un ragazzo si inventa pappone con il beneplacito della madre ma si innamora fatalmente di una donna bellissima. Dall’altra parte un criminale di poco conto, che vive di notte nei locali vicini al porto tra alcolici e storie di ordinaria prostituzione, tenta un colpo importante assieme ad un sardo appena uscito di prigione in cerca di soldi per fuggire con una prostituta di cui si è innamorato. Alla fine il fato vincerà su tutti, anche sul timor di Dio.
Tratto da “Un Destino Ridicolo” libro scritto a quattro mani da Alessandro Gennari e Fabrizio De André, Amore che vieni amore che vai è un film-omaggio al cantautore ligure, infarcito di uno spirito umile, disgraziato ma pieno di dignità che è spesso stata la cifra delle storie delle sue canzoni e che viene sottolineato dalle musiche dell’amico Nicola Piovani, forse le peggiori che si ricordino del grande maestro.
Come si intuisce già dalla breve descrizione della trama i riferimenti all’universo di De Andrè sono moltissimi e a molti diversi livelli di lettura, ma il gioco invece che esaltare il film lo appesantisce influendo con una certa pesantezza sulla trama che in più momenti si arena su situazioni scontate e deliri registici.